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Siamo tutti un po’ tifosi del Barcellona, ne esaltiamo i talenti, invidiamo la loro Cantera, quel serbatoio di giovani tutti catalani che crescono (fenomeni) come funghi. In Italia siamo indietro, ci mancano i soldi e le strutture, al Sud poi non ne parliamo.

Un’eccezione pero’ c’e’, si trova a Reggio Calabria, la’ dove il presidente Foti ha costruito qualcosa di davvero speciale: una squadra con undici prodotti del settore giovanile amaranto, tutti ragazzi cresciuti al Sant’Agata, un centro sportivo con sei campi (quattro in sintetico), gli uffici della sede, gli alloggi, le sale da pranzo e da studio per tutti quei giovani che lasciano le famiglie per sognare un futuro da grandi.

Martedì sono stato proprio li’, ho respirato aria di casa, una famiglia allargata dal cuore gigante e non solo per i quasi 40mila euro raccolti in un’asta benefica per combattere l’emofilia. Ho visto infatti un gruppo sano e bello, un comandante sincero come Atzori, un papa’ affettuoso come Foti, tante facce che presto diventeranno famose ma che intanto nascondono storie d’altri tempi. Da Giosa (un difensore) che chiede al suo presidente di non percepire due mesi di stipendio perché infortunato a Rizzo (nazionale under 21) che mantiene una famiglia intera a Messina con meno di duemila euro al mese, da Missiroli che fa il capitano nella squadra dove il padre scorazzava sulla fascia (lo chiamavano Furia) a Maicon (classe 94) che si chiama e gioca nello stesso ruolo dell’interista ed e’ arrivato con mamma e sorella, impiegate proprio al Sant’Agata per fare le pulizie e preparare da mangiare. Per non parlare dei piu’ rappresentativi come Puggioni che para ma studia per diventare avvocato o Bonazzoli che ha lasciato mezzo contratto (250mila euro, mica bruscolini) pur di rimanere e non andare a Cipro dove gli avrebbero invece garantito lo stesso ingaggio.

Storie di straordinaria normalità che nel calcio di oggi fanno rumore perché sono costruite nel silenzio. Esempi di come si può guardare al futuro senza pensare troppo al passato e vivere di ricordi, così da Reggio Calabria arriva un messaggio vero e forte per il nostro calcio: puntiamo sui giovani, creiamo le strutture per farli crescere (a Catania sta per nascere un capolavoro, finalmente), non dimentichiamo le nostre origini e il nostro Dna. Sentiamoci un po’ tutti tifosi anche di noi stessi.

 

Gianluca Di Marzio – VirgilioSport